Paolo Emiliozzi

La vescica costituisce il serbatoio delle urine prodotte dai reni. La parete è costituita da uno strato mucoso interno (urotelio) e da uno spesso muscolo (detrusore) che contraendosi espelle le urine all´esterno attraverso il canale uretrale



Cistite

La cistite è una infiammazione della vescica. Di solito assume caratteri acuti. L´infiammazione vescicale è caratterizzata da stimoli irritativi della vescica, con un aumento della frequenza urinaria, dolore o peso gravativo sovrapubico, bruciori minzionali, spesso con bisogno impellente di urinare, a volte con rialzo termico. Le urine possono essere maleodoranti. Non raramente può essere presente sangue nelle urine (cistite emorragica). Negli anziani i sintomi possono essere più sfumati, con confusione, febbre, malessere.
Colpisce molto più frequentemente il sesso femminile di quello maschile. Circa il 20-40% delle done hanno uno o più episodi di cistite nel corso della vita.
Le urine sono il prodotto della depurazione del sangue, e come tali sono sterili. La cistite è nella grande maggioranza dei casi sostenuta da batteri. I batteri giungono in vescica per via ascendente, ovvero dall´ambiente esterno. Di solito nella donna si tratta di batteri che provengono dall´ambiente vaginale. Il germe più comunemente coinvolt è l´Escherichia Coli. Poichè il canale uretrale nella donna è breve (circa 4 cm), i germi facilmente risalgono dalla vagina in vescica. La vagina è una cavità mucosa aperta all´esterno, e come tale non può essere sterile, ma è sempre colonizzata da batteri; tali batteri sono di norma non patogeni per l´apparato genito-urinario (ad. esempio, i lattobacilli). Tuttavia la contiguità anatomica con l´ano fa sì che il passaggio di germi di provenienza intestinale in vagina sia abbastanza facile.
Alcuni fattori favoriscono l´infezione vaginale. L´eccesso di igiene locale, ad esempio, può depauperare meccanicamente la normale flora residente saprofita, favorendo così indirettamente l´attecchimento di germi dall´ambiente esterno per mancanza di competizione biologica. Il lavaggio dell´apparato genitale e dell´ano dovrebbe essere effettuato separatemente, e con il getto dell´acqua nella direzione vagina-ano, per ridurre il rischio di contaminazioni. La menopausa, con la carenza ormonale correlata, comporta un diminuito nutrimento della mucosa vaginale, che diventa così più soggetta a rischio infettivo. Inoltre i rapporti sessuali possono favorire meccanicamente l´ingresso di germi dell´ambiente esterno; il contatto con il seme maschile potenzialemente infetto nel caso di ripetute infezioni vaginali può essere un fattore infettivo.
Inoltre malformazioni anatomiche congenite dell´apparato genito-urinario possono predisporre alla cistite. L'associazione con alterazioni dell'alvo intestinale è ben nota e la regolarizzazione del transito intestinale riduce spesso il rischio di cistite.
Nel maschio i fattori più comuni di rischio infettivo sono l´ostacolo prostatico con incompleto svuotamento vescicale e la calcolosi vescicale.
La presenza di catetere a permanenza ovviamente favorisce le infezioni. Nei paesi del Nord Africa e Medio Oriente alcuni parassiti (Bilharzia e Schistosoma) sono causa di cistite.
La diagnosi si basa sui sintomi, sull´esame delle urine e sull´urinocoltura. Nel caso di ripetuti episodi e/o cistite emorragica sono consigliabili una ecografia vescicale ed un tampone vaginale.
La terapia acuta si basa sull´uso di antibiotici, in base ai risultati dell´urinocoltura. Nelle cistiti semplici la terapia può durare 3 giorni, in quelle complesse (emorragiche, con febbre) la terapia va prolungata per 7 giorni, e può arrivare a 14 giorni in soggetti defedati/ospedalizzati.
Il trattamento è basato sull´eliminazione dei fattori di rischio. Nel caso di carenza ormonale può essere utile la somministrazione vaginale di creme a base di estrogeni, purchè non esistano controindicazioni ginecologiche di tipo oncologico.

La cistite interstiziale è una particolare condizione caratterizzata da dolore sovrapubico e/o pelvico, con aumento della frequenza urinaria (pollachiuria) ed urgenza minzionale. L´incidenza varia da 2 a 7 casi ogni 100.000 persone, a seconda dei criteri considerati per la diagnosi. In 9 casi su 10 sono colpiti soggetti femminili, con maggiore prevalenza attorno ai 40 anni. I criteri diagnostici non sono standardizzati e dunque si pone diagnosi quando sono escluse altre possibili cause dei sintomi, come l´infezione). Sebbene i criteri iniziali di cistite interstiziale includessero la presenza di ulcere alla cistoscopia e la diminuita capacità vescicale con sanguinamento alla distensione, oggi i criteri si basano prevalentemente sulla sintomatologia. Si pensa che esista nella malattia. una alterazione della sensibilità vescicale. In circa il 75% dei pazienti il test al potassio (disturbi vescicali scatenati dall´instillazione vescicale di una soluzione di potassio) è positivo. E´ dubbio il ruolo diagnostico dela biopsia vescicale. La terapia medica include farmaci che proteggano la parete vescicale, come il pentosano polisolfato, l´eparina, acido ialuronico, oppure instillazioni endovescicali con DMSO (dimetil-sulfossido), ed una serie di farmaci anti-infiammatori, anti-istaminici, analgesici, antidepressivi, tuttavia con percentuale di successo discutibile. Alcuni autori hanno associato la citite interstiziale alla prostatite cronica, ed alla sindrome da dolore pelvico cronico, presupponendo come fattore comune una alterazione del metabolismo cellulare del potassio. A livello sperimentale sono stati proposti analoghi della vitamina D3, l´uso di BCG endovescicale, come modulatore immunitario, e l´iniezione sottomucosa vescicale di tossina botulinica.
La stimolazione elettrica transcutanea dei nervi è stata proposta per ridurre la frequanza urinaria e soprattutto il dolore pelvico. Una blanda corrente viene applicata nella regione sacrale o pelvica, ad intervalli variabili. In genere almeno 3 mesi di terapia sono necessari per ottenere miglioramenti. Una forma più sofisticata di applicazione elettrica locale è la stimolazione delle radici nervose sacrali, attuata mediante l´impianto locale di elettrodi permanenti.
Gli approcci invasivi vanno dalla semplice distensione vescicale in narcosi, che può migliorare la capacità vescicale, fino all´ampliamento vescicale con un segmento intestinale, nei casi più gravi di vescica contratta.