Iperplasia prostatica benigna
Diagnostica dell´iperplasia prostatica
La diagnosi di ingrandimento benigno della prostata si basa
inizialmente sull´anamnesi (storia
clinica del paziente). I questionari descritti per la
misurazione oggettiva del punteggio sintomatologico non sono
ancora molto diffusi nella pratica clnica quotidiana.
L´esplorazione rettale permette di
valutare le dimensioni approssimative della prostata, la sua
consistenza, la presenza di noduli sospetti per malattia
tumorale. In genere deve essere eseguita una volta
all´anno, per la diagnostica precoce dei tumori
prostatici. Si tratta di un esame indispensabile.
L´esame che consente di valutare con precisione le
dimensioni della ghiandola, le sue caratteristiche
strutturali, la presenza e le dimensioni dell´
iperplasia, il grado e la sede dell´ eventuale ostacolo
urinario, aree sospette per alterazioni tumorali è
l´ecografia prostatica transrettale
l´introduzione di una sonda ecografia nel retto. Va
eseguito a vescica piena. L´esame è considerato
opzionale.
L´uroflussimetria è un esame di semplice
esecuzione, non invasivo, per la misurazione del getto
urinario, mediante un computer che elabora un grafico.
Pazienti con un getto massimo superiore a 15 ml/sec in genere
non vengono considerati ostruiti. Nel caso in cui il getto
massimo scenda al di sotto dei 10 ml/sec l´ostacolo
minzionale è molto probabile. Si tratta anche in
questo caso di un esame opzionale (tranne che per
l´European Association of Urology, che lo consiglia).
Lo studio pressione/flusso e la cistometria (inclusi insieme
alla flussimetria sotto il nome di esame urodinamico)
forniscono importanti dati sulla capacità e
sensibilità vescicali, sulle pressioni urinarie in
vescica; tuttavia sono esami invasivi e non sono considerati
routinari, ma vengono eseguiti nei casi diagnostici dubbi.
Trattamento dell´ iperplasia prostatica
Il trattamento dell´ iperplasia prostatica ostruente
è volto all´eliminazione dell´ostacolo
urinario e dei sintomi ostruttivi e/o irritativi secondari
all´ ostruzione.
Il trattamento medico si basa sulla
somministrazione di farmaci. In genere trova indicazione in
pazienti con sintomi lievi o moderati. I più usati
sono la finasteride e la dutasteride, e gli alfa-bloccanti.
La finasteride e la
dutasteride bloccano l´utilizzo degli
ormoni maschili all´interno delle cellule della
ghiandola prostatica. Viene così meno lo stimolo a
riprodursi delle cellule della ghiandola.
L´uso dei farmaci comporta una riduzione di circa il
18-25% del volume prostatico. A lungo termine, la terapia
approssimativamente dimezza la probabilità di dover
ricorrere all´intervento ed il rischio di ritenzione
urinaria acuta. Il farmaco è soprattutto efficace per
prostate di volume medio-grande (superiore ai 40 grammi
circa). In una ridotta percentuale di pazienti (il 3-5%) si
possono manifestare distrubi della funzione erettile, che
sono regredibili alla sospensione del farmaco.
NOTA: poichè la finasteride e la dutasteride tendono
a ridurre la concentrazione nel sangue del PSA (antigene
prostatico specifico), importante marker per la diagnosi di
tumore maligno della prostata, è importante escludere
all´inizio della terapia il sospetto di tumore della
prostata. In un paziente che assuma tali farmaci, per
ottenere un discreta approssimazione clinica il valore del
PSA dovrebbe essere raddoppiato.
Gli alfa-bloccanti, o alfa inibitori, o
alfa-litici, sono un gruppo di sostanze (alfuzosina,
terazosina, doxazosina, tamsulosina), che agiscono
selettivamente su speciali recettori biochimici, provocando
il rilassamento della muscolatura liscia uretrale e
prostatica. Tali farmaci consentono un miglioramento del
getto urinario e dei sintomi di circa il 30% nella
metà dei pazienti trattati.
Alcuni di essi possono dare effetti collaterali come calo
della pressione arteriosa e (tamsulosina)
l´ejaculazione retrograda (al momento
dell´ orgasmo il seme tende a defluire verso la
vescica, invece che essere espulso all´esterno, ed esce
poi con a successiva minzione, misto ad urine).
Alcuni studi hanno dimostrato che la migliore efficacia
terapeutica con terapia medica si ottiene con
l´associazione tra Finasteride o Dutasteride ed un
alfa-bloccante.
Altri farmaci usati nel trattamento dell´iperplasia
prostatica sono di origine vegetale (fitoterapici), come la
Serenoa repens ed il Pygeum Africanum. L´azione e
l´efficacia di tali trattamenti non sono ancora
completamente chiariti. Anche se studi a breve termine
sembrano mostrare qualche vantaggio, mancano studi a lungo
termine e/o con numero adeguato di pazienti. Tuttavia una
recente revisione critica della letteratura ha mostrato un
moderato e significativo miglioramento dei sintomi
dell´iperplasia prostatica dopo trattamento con Serenoa
Repens.
Il trattamento invasivo dell´iperplasia prostatica ha conosciuto in tempi recenti lo sviluppo di molte metodiche innovative. Tuttavia la resezione endoscopica della prostata (TURP, da TransUrethral Resection of the Prostate)
costituisce ancora il cardine della terapia, a cui debbono
paragonarsi tutti i trattamenti più nuovi. La metodica
è tuttora la più applicata nel mondo e consiste
nell´ introduzione di uno strumento a fibre ottiche nel
canale uretrale, a cui è connesso un microbisturi
elettrico, che consente sotto controllo visivo
l´asportazione graduale di tutto il tessuto adenomatoso
ostruente. L´intervento avviene solitamente mediante
anestesia peridurale (il paziente è sveglio, e viene
abolita la sensibilità al dolore della porzione
inferiore del corpo). La durata operatoria è di circa
45-75´, a seconda della dimensione dell´adenoma
prostatico. Il decorso postoperatorio prevede un catetere a
permanenza per due giorni. Le possibili complicanze sono un
sanguinamento (raro, la necessità di trasfusione
è estremamente bassa) e la possibilità di
stenosi (cicatrici che riducono il lume) dell´uretra,
attorno all´1-2%. Dopo l´intervento è bene
non sottoporsi a sforzi fisici per due-tre settimane.
L´intervento comporta di solita l´ejaculazione
retrograda (al momento dell´orgasmo, il seme tende a
tornare verso la vescica invece di essere espulso
all´esterno) e quindi la perdita della capacità
di procreare. Non ci sono disturbi dell´ erezione
scientificamente provati.
In casi selezionati, in cui la prostata sia di piccole
dimensioni, l´intervento può essere limitato
alla semplice incisione endoscopica della prostata
(TUIP), creando uno o due solchi all´interno
della prostata che consentano un buon deflusso urinario.
L´operazione non comporta asportazione di tessuto
prostatico e di solito mantiene l´ejaculazione, tranne
che in una percentuale minore di pazienti (5-15%). Nel
postoperatorio è sufficiente un giorno di catetere a
permanenza.
Per prostate di dimensioni molto voluminose, superiori ai 60
grammi stimati di adenoma, è consigliabile
l´intervento a cielo aperto. Richiede una incisione
sovrapubica, con accesso alla prostata che può essere
attraverso la vescica oppure diretto. L´adenoma
prostatico viene enucleato chirurgicamente dalla restante
ghiandola vera. Puo´ essere richiesta la
disponibilita´ di 1 o 2 unita´ di sangue per
eventuale trasfusione.Dopo l´intervento si lascia per
5-6 giorni un catetere a permanenza.
E´ bene ricordare che tali interventi hanno fine
disostruttivo, e dunque lasciano in sede la prostata vera,
che deve essere controllata periodicamente per il rischio,
invariato dopo l´intervento, di degenerazione maligna.
Altre metodiche sono state proposte per il trattamento
dell´ iperplasia prostatica sintomatica.
L´ablazione con ago della prostata (TUNA,
TransUrethral Needle Ablation) consiste
nell´infissione sotto controllo endoscopico di piccoli
aghi nella prostata, attraverso il canale uretrale. Viene
applicata una energia ad alta frequenza per alcuni minuti sul
tessuto prostatico in diverse sedi. E´ sufficiente una
anestesia locale ed una sola seduta. I risultati a medio
termine sono promettenti, con una diminuzione dei sintomi di
oltre il 60% ed un aumento del flusso urinario massimo dal 60
al 70%.
E´ stato utilizzato un LASER per
l´ablazione del tessuto prostatico ostruente. Il LASER
consente di focalizzare energie estremamente alte in fasci
estremamente ristretti. Le fibre vengono usate sotto visione,
per contatto diretto o introdotte direttamente nel tessuto
prostatico (via interstiziale). La liberazione di energia
porta a distruzione tessutale per necrosi (morte) o per
vaporizzazione. I risultati a medio termine sono
incoraggianti. Studi a 5 anni con LASER di ultima generazione
mostrano risultati comparabili, anche se comunque non
superiori, alla TURP. Il principale vantaggio e´ una
minore perdita ematica; la procedura può essere
effettuata ambulatorialmente.Anche pazienti con difetti della
coagulazione o in trattamento medico anticoagulante possono
essere trattati. Gli svantaggi consistono in una
cateterizzazione postoperatoria più prolungata, a
sintomi irritativi postoperatori più persistenti,
nella mancanza di un esame istologico del tessuto prostatico,
anche se tali disturbi sembrano essere superati dai LASER
più avanzati. Inoltre devono essere considerati il
costo delle fibre LASER e quello del generatore. Esistono
diverse forme di applicazione del LASER sul tessuto
prostatico: l´applicazione intraprostatica,
interstiziale, prende il nome di ILC (Interstizial Laser
Coagulation); la VLAP (Visual Laser Ablation of the Prostate)
consiste nell´applcazione diretta sotto visione sul
tessuto prostatico. L´enucleazione transuretrale con
LASER di voluminosi adenomi prostatici, che vengono poi
ridotti in piccoli frammenti in vescica (morcellazione), La
tecnica prende il nome di HoLEP (Transurethral Holmium
Laser Enucleation of the Prostate). La metodica può
essere eseguita anche con un normale resettore, enucleando
l'adenoma per via retrograda
Trattamenti alternativi. L´uso di
temperature elevate per l´iperplasia prostatica si
applica nell´ ipertermia e nella
termoterapia. L´ipertermia comporta
temperature inferiori a 45°, la termoterapia temperature
superiori a 45°. L´ipertermia viene applicata per
via transrettale ed ottiene un miglioramento sintomatologico
di circa il 50% , con un aumento moderato (2-3 ml/sec) del
getto massimo urinario. Tuttavia i risultati a lungo termine
sono contraddittori. La termoterapia (TUMT, TransUrethral
Microwave Thermotherapy) viene di solito applicata per via
transuretrale (attraverso il canale uretrale). Alcuni
apparecchi richiedono ripetute sedute per il risultato
finale. Spesso i pazienti presentano ritenzione urinaria
(impossibilità ad urinare) subito dopo il trattamento.
Il risultato è un miglioramento di oltre il 60% dei
sintomi, a fronte di un aumento moderato (del 20% circa) del
getto urinario. Sono ancora necessari studi a lungo termine
sulla metodica.
La vaporizzazione prostatica si effettua
per via endoscopica, mediante una piccola ansa a cilindro
rotante che vaporizza il tessuto prostatico. Le perdite
ematiche sono minori, ma le diverse caratteristiche del
tessuto prostatico possono rendere difficoltosa una
vaporizzazione efficace.
E´ stato anche suggerito l´uso di un
palloncino ad alta pressione che, innestato
su un catetere, dilata l´uretra all´interno della
prostata. I risultati sono discutibili e spesso transitori.
In pazienti ad elevato rischio operatorio e/o con
aspettativa di vita breve, possono essere utilizzati degli
stent intraprostatici. Si tratta di
strutture cilindriche che vengono inserite attraverso il
canale uretrale nella prostata, e tali da essere autostatici
(di mantenersi cioè in sede). Il loro scopo è
mantenere aperto il lume dell´uretra prostatica. Alcuni
stent sono temporanei, altri permanenti. Alcuni metallici,
altri in materiale riassorbibile. Spesso rappresentano una
alternativa al catetere a permanenza in soggetti ostruiti a
livello prostatico ed in cattive condizioni generali. A medio
termine tali stent comportano sintomi irritativi,
possibilità di incrostazioni ed infezioni urinarie.
Nel 14-33% dei casi si rende necessaria la rimozione dello
stent.
Il questionario per i disturbi da iperplasia prostatica
più diffuso è l' IPSS (International Prostate
Symptom Score)
Nel corso dell'ultimo mese | Mai | A volte (meno di 1 su 5) | Meno della metà delle volte | Circa la metà delle volte | Più della metà delle volte | Quasi sempre |
1) Quante volte ha avuto la sensazione di non aver completamente svuotato la vescica dopo la minzione? | 0 | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
2) Quante volte ha avuto bisogno di urinare di nuovo a meno di due ore dall'ultima minzione? | 0 | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
3) Quante volte ha osservato interruzione e quindi ripresa della minzione? | 0 | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
4) Quante volte le è risultato difficile ritardare la minzione? | 0 | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
5) Quante volte ha osservato un indebolimento del getto dell'urina? | 0 | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
6) Quante volte ha avuto difficoltà ad iniziare la minzione? | 0 | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |
7) Quante volte per notte ha dovuto alzarsi per urinare? | 0 | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |